di Avv. G. Sandulli
Lo Sport è anche politica e la Politica si occupa anche di sport!
È stata resa pubblica la nota con cui oltre 30 Ministri dello Sport (www.gov.uk/government/publications/statement-on-russias-war-on-ukraine-and-international-sport/statement-on-russias-war-on-ukraine-and-international-sport), pur riconoscendo in linea di principio l’autonomia degli organismi sportivi, si mostrano preoccupati circa la riammissione degli atleti russi e bielorussi nelle competizioni internazionali e, ad esito della loro riunione del 10 febbraio, affermano di non concordare sul loro ritorno. La nota intergovernativa è stata firmata per l’Italia dal Ministro Abodi che la ha qualificata una “firma dolorosa” ma necessaria confidando ancora nel confronto www.sportface.it/olimpiadi-parigi-2024/parigi-2024-abodi-su-neutralita-di-russi-e-bielorussi-firma-dolorosa-ma-posizione-ferma-contro-la-guerra/2071984
Questa nota pubblica intergovernativa (la terza dopo quelle dal medesio orientamento dell’8 marzo e 4 luglio 2022) è coerente anche con la risoluzione del 16 febbraio www.europarl.europa.eu/…/TA-9-2023-0056_EN.html con cui il Parlamento europeo ha fermamente condannato le aperture di un CIO che, invece, sembra disponibile a farli gareggiare senza bandiera.
Ma facciamo un passo indietro di un anno, quando il mondo si trovò a fronteggiare una situazione complessa come quella di una superpotenza che invade uno Stato sovrano confinante.
In questa sede non entro in nessuna delle questioni politiche, storiche e militari riferibili al conflitto Russo / Ucraino e mi limito a rappresentare reazioni e prospettive interne all’Ordinamento sportivo condividendo alcune critiche per quella che a mio avviso è stata una mancata o inadeguata adeguata motivazione di atti di assoluto rilievo internazionale.
Un anno fa, pochi giorni dopo l’avvio del conflitto armato, un’ampia e generalizzata esclusione di Federazioni, rappresentative e atleti Russi e bielorussi dai Giochi olimpici e la corrispondente raccomandazione di disporre altrettanto per le altre competizioni sportive internazionali fu formalmente comunicata dal CIO il 28 febbraio 2022.
Forse per la drammaticità della situazione o per l’urgenza di assumere una decisione prima delle imminenti paralimpiadi, la comunicazione ufficiale https://olympics.com/ioc/news/ioc-eb-recommends-no-participation-of-russian-and-belarusian-athletes-and-officials si “limitò” sostanzialmente a esplicitare quattro ragioni alla base del provvedimento: la violazione della Tregua olimpica; la mancata partecipazione alle competizioni di atleti ucraini a causa della guerra; la necessità di garantire la sicurezza di tutti partecipanti e la necessità di proteggere l’integrità delle competizioni.
Preoccupazioni umanamente condivisibili ma forse non sufficientemente precise e puntuali per essere poste a base di un provvedimento così pervasivo e drammaticamente incisivo.
La indeterminatezza traspare, a mio avviso, quanto meno per due aspetti: la Tregua olimpica è un concetto non così precisamente definito e soprattutto è rivolto agli Stati sovrani; il richiamo alla “integrità delle competizioni sportive globali” avrebbe potuto essere inteso sia in senso etico sia da un punto di vista meramente organizzativo (come poi sembra emergere dalle decisioni TAS intervenute nel frattempo).
Ma soprattutto emerse da subito che mancava totalmente non solo un termine temporale esplicito per la fine della sanzione ma anche criteri cui rifarsi per revocare o almeno rimodulare nel tempo la sanzione stessa. E questa carenza mi sembra emerga con forza oggi!
Seppure il CIO dichiarava di “monitorare da vicino la situazione” anche per “adattare le sue raccomandazioni e misure in base agli sviluppi futuri” mancava qualsiasi linea guida e, salvo errori, non mi risulta che sia stata formalmente esplicitata nei mesi immediatamente successivi; forse nella speranza, rilevatasi purtroppo non fondata, che l’intensità di questa guerra sarebbe andata progressivamente a ridursi.
A mio avviso una debolezza del CIO nel correggere oggi la posizione assunta l’anno scorso sta proprio in questa assenza di criteri correttivi espliciti. Vero che l’Ordinamento sportivo si fonda su regole meno rigide e non tassative come quelle tipiche di un ordinamento “tradizionale”; ma in questa situazione così complessa un’eccessiva flessibilità può rilevarsi un’arma a doppio taglio.
Tanto è vero che nell’annunciare una soluzione “aperturista”, il 25 gennaio 2023 https://olympics.com/ioc/news/statement-on-solidarity-with-ukraine-sanctions-against-russia-and-belarus-and-the-status-of-athletes, il CIO non sembra porre alla base del suo nuovo e diverso orientamento né la sopravvenienza di situazioni di fatto nuove, né propri atti o documenti, né principi giuridici propri dell’Ordinamento sportivo (la Carta Olimpica viene sì citata ma non a fondamento della modifica della determinazione del 28 febbraio 2022 bensì solo a corredo del comportamento individuale cui ogni atleta è sempre e comunque tenuto).
Vengono invece richiamati i riscontri sommari di una consultazione interna che era stata promossa dallo stesso CIO lo scorso 9 dicembre 2022 https://olympics.com/ioc/news/declaration-of-the-11th-olympic-summite sollecitazioni provenienti da organi delle Nazioni Unite https://documents-dds-ny.un.org/doc/UNDOC/GEN/N22/724/24/pdf/N2272424.pdf?OpenElement, ma l’ONU, nonostante l’indubbia autorevolezza, resta pur sempre un soggetto estraneo all’Ordinamento sportivo e al Movimento olimpico.
Da ultimo, il CIO richiama il precedente dei Giochi olimpici di Barcellona 1992 che videro la partecipazione senza bandiera degli atleti della ex Jugoslavia all’epoca sconvolta da una guerra atroce. Questo sì può costituire un valido precedente interno all’Ordinamento sportivo.
Però non si può tacere il fatto che solo due anni dopo, a causa del protrarsi del medesimo conflitto nella ex-Jugoslavia, lo stesso CIO adottò una diversa decisione evitando di invitare ai Giochi olimpici invernali di Lillehammer 1994 il Comitato olimpico che rappresentava serbi e bosniaci (cfr. www.treccani.it/enciclopedia/olimpiadi-invernali-lillehammer-1994_%28Enciclopedia-dello-Sport%29/ e quanto citato dallo stesso sito del Comitato olimpico Serbo https://oks.org.rs/istorija-olimpijskog-komiteta-srbije/.
In ultima analisi mi si permetta di citare un passo di una mia analisi della scorsa estate che ho avuto modo di pubblicare su www.olympialex.com/olympialex_review/pdf/01-02_2022/O_Rev_01-02_2022_06_Sandulli.pdfe nel quale mi permisi di criticare da subito i provvedimenti di bando degli atleti russi e bielorussi non tanto nel merito quanto piuttosto in quanto “emerge da subito un aspetto significativo ed essenziale agli occhi di chi è abituato a valutare provvedimenti dal carattere più o meno sanzionatorio: tutti questi provvedimenti non indicano alcun termine finale né viene indicata la condizione per revocare le decisioni, salvo sottolineare una generica speranza che la situazione in Ucraina migliori in modo significativo e rapido per rendere di nuovo il calcio vettore di unità e pace tra i popoli”
In conclusione, la confusione regna sovrana; in qualche modo, pragmaticamente, il CIO deciderà per il prossimo futuro e soprattutto per la partecipazione ai Giochi olimpici di Parigi 2024 che sono di sua stretta competenza.
In prospettiva però resta l’auspicio che vengano condivisi alcuni principi direttivi o quanto meno vengano esplicitati alcuni valori realmente e diffusamente condivisi idonei a guidare decisioni future che purtroppo potranno nuovamente coinvolgere lo sport, le sue istituzioni, gli atleti e tutti noi appassionati per evitare eccessi di discrezionalità o pressioni esterne arbitrarie.
Il Movimento olimpico, in tutte le sue componenti fino agli appassionati di ogni Paese, deve sviluppare un dibattito pubblico e trasparente su temi fondamentali per una società civile che faccia dello sport uno strumento inclusivo.